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Intervento di Alberto Turolla e Giorgia Di Pietrantony

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In passato, l’ideale era il fondamento delle comunità. Oggi, le identificazioni tradizionali di nazionalità, classe sociale, professione, famiglia, non tengono più e così si produce uno sradicamento. Ogni soggetto è ridotto al suo piccolo godimento, alle singole dipendenze, ai propri consumi. In più il funzionamento contemporaneo offre continuamente falsi oggetti che annullano relazioni e incontri.

Il nostro tempo è testimone della messa in discussione delle strutture e delle istituzioni sociali. I discorsi dominanti non creano un legame sociale, al contrario, si assiste a una disintegrazione della convivenza. La letteratura, il cinema, la videoarte, le molteplici espressioni artistiche con cui veniamo a contatto, fanno parte di una pratica relazionale che invece rinsalda il legame tra singoli. L’arte, potremmo dire, aiuta a dare forma ed espressione agli interrogativi e alle pulsioni che ci scuotono.

Jacques Lacan afferma: “non c’è altro che questo, il legame sociale” perché non possiamo che partire da questo reale: non viviamo mai soli. Non possiamo vivere senza gli altri. L’essere parlante è, per dirla con Aristotele, un animale politico o sociale. È una questione vitale. L’esperienza umana lo mostra in ogni momento.  Lacan lo chiama il discorso perché il discorso è il legame tra coloro che parlano, è il legame che tiene insieme i corpi.

Nel corso dei cinque incontri esamineremo come corpo, affetti e discorso si annodano e si sbrogliano nelle varie forme di arte e di esistenza: dalla famiglia all’innamoramento, passando per il partner-sintomo.